CAPITOLO V

1802-1842: Di nuovo Parigi, l'Inghilterra, la Svizzera,

i lutti e gli ultimi anni a Louveciennes

Non cercherò di descrivere quello che sentii quando toccai questa terra di Francia che avevo lasciata da undici anni: la paura, il dolore, la gioia, mi agitavano a un tempo (…). Piangevo gli amici che avevo perduti sul patibolo, ma avrei rivisto quelli che ancora mi restavano. (…) Le Brun, mio fratello, e mia cognata vennero a ricevermi (…). Trovai la scala piena di fiori e il mio appartamento perfettamente in ordine (…), ero ottimamente sistemata (1).
L’accoglienza fu dunque delle migliori: la Vigée le Brun tornò ad abitare, nonostante il divorzio (2), all’Hotel Le Brun e successivamente affittò una casa a Meudon dove completò in tranquillità molti dei ritratti iniziati in Russia e Germania. Espose subito al Salon di quell’anno con un gran successo il Ritratto del re di Polonia Stanislas II Augustus Poniatowski (3) che aveva eseguito in Russia nel 1797. Partecipò a molte feste e pranzi, molti dei quali in suo onore (4), vide da vicino il Primo Console in occasione di una parata e Madame Bonaparte andò a trovarla di persona. Rivide molti degli artisti che la Rivoluzione aveva risparmiato: Greuze arrivò subito a casa sua alla notizia del suo ritorno, come Robert e Ménageot, lei andò a trovare Vien (5) e Gérard.
Parigi però non era più la stessa: Elisabeth non poteva soffrire Napoleone e il clima che si era creato in una città che non sentiva più sua la fece cadere in un grave stato di depressione (6). Per mettere fine a uno stato di spirito così penoso, decisi di fare un viaggio (7), viaggio che la condusse a Londra poco dopo la firma del trattato di Amiens, il 15 aprile 1802 insieme all’amica Adelaide, che viveva con lei a Parigi e che sarà la compagna dei successivi viaggi di Elisabeth. Come in altri casi, il soggiorno doveva durare solo pochi mesi, ma si protrasse per ben tre anni, durante i quali l'artista visse nei quartieri più alla moda (8), ed ebbe fra i suoi modelli, oltre a molti emigrati francesi, anche illustri personaggi inglesi come il giovane Lord Byron (9), Mrs. William Chinnery (10) e persino il principe del Galles (11). Fu il ritratto di quest’ultimo che fece andare su tutte le furie i pittori inglesi: divennero furenti quando seppero che avevo iniziato quel ritratto, e che il principe mi lasciava tutto il tempo necessario per finirlo. Da molto essi aspettavano inutilmente quel favore (12). Corse persino voce che il principe facesse una corte serrata alla bella artista francese e, secondo i Souvenirs, egli le portò di persona una speciale deroga che le permise di restare in Inghilterra con la massima libertà anche dopo la rottura del trattato di Amiens.
La Vigée Le Brun aveva già cinquant’anni, ma la sua curiosità e il suo desiderio di conoscere nuove opere d’arte era ancora vivissimo. La pittrice si lamentò che all’epoca non ci fossero musei a Londra e che i tanti capolavori presenti sull’isola fossero custoditi nelle case e nei castelli di campagna dei grandi signori, cosa che comunque non le impedì di vederli durante varie e prolungate visite nelle tenute di vari personaggi (13). La vita di società la annoiava: fece visita allora ai pittori londinesi, ma trovò che quasi tutti avevano la pessima abitudine di esporre ritratti "non finiti" (14), se non per la testa, dato che le persone che avevano posato si accontentavano di essere viste e nominate; e che, d’altronde, fatto lo schizzo, pagavano in anticipo la metà del prezzo (15). Elisabeth accusò di avidità i pittori inglesi anche per il fatto che facessero pagare una certa somma per far visitare i loro atelier. Di contro, il suo studio fu definito uno shop, per le cifre esorbitanti che faceva pagare per le sue tele, cosa che lei ritenne molto offensiva. Gli unici due pittori che considerò degni di nota furono Benjamin West (16), che visitò, e Sir Joshua Reynolds, del quale vide alcune opere, e di cui ammirò i colori tizianeschi, ma ancora non perdonava il fatto che in generale non sono finiti, tranne che nelle teste (17).
Nel 1805 John Hoppner, un mediocre pittore inglese, pubblicò il volume di poesie, The Oriental Tales, la cui prefazione (18) conteneva una pesante invettiva contro Madame Le Brun, i suoi ritratti e la pittura francese in generale. Nello stesso anno la pittrice seppe che la figlia era arrivata a Parigi col marito. Entrambi gli eventi la convinsero a tornare in Francia, dove arrivò a luglio, passando per l’Olanda e il Belgio, ma dove non sarebbe restata a lungo.
Riprese le sue serata all’Hotel Le Brun, che acquistò dal marito perché egli potesse pagare i molti debiti accumulati, e vide spesso la figlia, che nel frattempo era stata lasciata dal marito. Nel 1807 ricevette la sua prima e unica commissione imperiale: un ritratto a figura intera della sorella di Napoleone, Madame Murat (19). L’esecuzione di questo ritratto a figura intera fu per Elisabeth esasperante. Prese chiaramente a prestito una composizione vandyckiana (20), ma ciò non la aiutò ad evitare i capricci e le scortesie della sua modella. La prima cosa di cui la pittrice si lamentò fu la cifra che le venne pagata: solo milleottocento franchi, cioè meno della metà di quanto prendessi allora per ritratti di uguale grandezza. Un tal prezzo fu tanto più modico in quanto, per essere io contenta della composizione del quadro, dipinsi vicino a Madame Murat la sua bambina più piccola che era graziosissima, senza però aumentarne il prezzo (21). Dovette poi affrontare infiniti problemi durante le numerosissime sedute: Innanzitutto, alla prima seduta, vidi arrivare Madame Murat con due cameriere che dovevano pettinarla mentre io l'avrei dipinta. (…) Inoltre, il più delle volte non veniva agli appuntamenti che mi fissava (…); spesso l'aspettavo inutilmente (…). L'intervallo tra le sue sedute era così lungo, che le capitò di cambiare pettinatura. (…) Lo stesso fu per i vestiti (22).
Di certo l’astio per la casa imperiale giocò un ruolo fondamentale nelle accuse che la Vigée Le Brun fa in queste pagine, infatti, analizzando il quadro si notano molti particolari incongruenti con la descrizione della pittrice. Ella parla di sostituzioni di acconciature, abiti e gioielli, ma in realtà nel ritratto Caroline Murat appare esattamente come Elisabeth la descrive nelle prime sedute. Fra le sue carte, poi, risulta che il quadro fu pagato 4000 franchi: anche questo era un prezzo relativamente basso per un quadro con due figure intere e uno sfondo naturalistico, ma ella lo abbassa sensibilmente, quasi a metterlo al livello della sua considerazione per Napoleone.
Come sempre inquieta, nello stesso anno Elisabeth partì per la Svizzera dove incontrò a Coppet Madame de Staël, che ritrasse (23) nelle vesti di Corinna, la protagonista del suo ultimo scritto. Il 30 novembre fu eletta membro onorario della Societé pour I'Avancement des Beaux-Arts di Ginevra. In Svizzera tornerà anche l’estate successiva, in compagnia di Adelaide. Di questi due viaggi ci ha lasciato una appassionata descrizione nella seconda parte in forma epistolare dei suoi Souvenirs. La cosa che più la colpì furono la grandiosità e la bellezza delle Alpi, con le loro vette (24), le cascate, le valli e i crepacci (25), ma anche il folklore dei loro abitanti (26).
Dopo il secondo viaggio in Svizzera la Vigée Le Brun comprò nel dicembre del 1809 una grande casa nella campagna parigina, a Louveciennes, dove passò gran parte del suo tempo. Continuò però a fare la spola con Parigi, dove le sue soirées diventarono luogo di incontro per molte celebrità della nuova corrente romantica, fra i quali spiccava il pittore Gros, che la pittrice disse di aver ritratto (27) quand'egli aveva appena sette anni e già allora riconobbe nei suoi occhi di bambino il suo amore per la pittura e anche il suo futuro di gran colorista (28).
Il 7 agosto del 1813 morì Le Brun e pare che la pittrice, nonostante i turbolenti rapporti avuti col marito, ne fosse rimasta profondamente turbata. Nel marzo dell’anno successivo i soldati prussiani invasero la Francia e depredarono anche la sua casa di Louvecienne, ma la gioa della pittrice fu comunque immensa, poiché vide tornare sul trono di Francia Luigi XVIII.
Al Salon del 1817 Elisabeth espose due vecchie opere: Anfione che suona la lira con due naiadi che lo ascoltano (29) e il famoso ritratto di Maria Antonietta con i figli (30).
Due anni più tardi la Vigée Le Brun soffrì il più grande dolore della sua vita: l’8 dicembre del 1819 dopo una breve malattia morì sua figlia Julie (31). Le due donne si erano allontanate dopo il matrimonio di Julie, ma la madre aveva continuato a nutrire per lei un grande affetto. Forti motivi di dissenso aveva avuto anche con suo fratello Etienne, che aveva aderito alla causa della Rivoluzione e che morì l’anno successivo, l’8 agosto. Prostrata da questi due lutti gravi e inaspettati, la pittrice scelse l’unico rimedio che conosceva: Mi decisi a partire per Bordeaux. Non conoscevo proprio quella città e la strada che dovevo fare per giungervi avrebbe occupato piacevolmente i miei occhi (32). Elisabeth aveva allora 65 anni e quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio. Il suo canto del cigno dal punto di vista artistico fu al Salon del 1824, dove espose una grande quantità di nuovi ritratti (33): il viaggio a Bordeaux era dunque riuscito a rinfrancare il suo spirito. Pochi anni dopo (34) diventò membro di altre due Accademie, quella di Avignone e quella di Vaucluse. Il resto della sua vita lo passò quasi esclusivamente a Louvecienne dove scrisse le sue memorie aiutata dalle due nipoti Caroline Riviere ed Eugénie Le Franc. Il 30 marzo del 1842 Louise Elisabeth Vigée Le Brun morì a Parigi, all’Hotel Le Coq in rue Saint Lazare e fu sepolta nel cimitero di Louvecienne. Si ritiene (35) che la causa della morte sia stata l’arteriosclerosi.

  1. VIGÉE LE BRUN, 1835-37, pp.138-39.
  2. Nel dicembre di quell’anno la pittrice chiese al marito di renderle la dote e per molti anni userà nei contratti ufficiali e in alcuni quadri il solo nome Vigée.
  3. Si tratta del Ritratto del re Stanislaus Augustus Poniatowski (1732-1798) con mantello di velluto rosso e la mano destra nella veste nera, olio su tela ovale, 99 x 81,2 cm, oggi al Musée National du Château de Versailles.
  4. …sembrava che Parigi volesse consolarmi, al mio ritorno, delle tante odiose calunnie che avevano preceduto la mia partenza. VIGÉE LE BRUN, 1835-37, p.141.
  5. Joseph-Marie Vien (1716-1809). La pittrice lo considera, come tutti i suoi contemporanei, il capostipite del neoclassicismo. Studiò a Roma e fu molto impressionato dalla scoperta di Ercolano. Suo allievo fu David. Ibidem, p.182.
  6. In generale l’aspetto di Parigi mi parve meno allegro (…), ma quello che mi dispiaceva molto di più era leggere ancora sui muri "Libertà, fraternità o morte!". Quelle parole consacrate dal Terrore, rievocavano in me pensieri ben tristi e non mi lasciavano senza timore sul futuro. Ibidem, p.141.
  7. Ibidem, p.144.
  8. Prima affittò un appartamento all’albergo Brunet a Leicester Square, un altro a Madox Street, poi una casa al numero 61 di Baker Street, quindi a Portman Square e infine a Street.
  9. Lord George Gordon Byron (1788-1824), olio su tela, 56,5 x 46,5 cm, ubicazione attuale ignota.
  10. Mrs. William (Margaret) Chinnery, nata Tresilian, olio su tela, 91,5 x 71 cm, firmato in basso a sinistra: L. E. Vigée/Le Brun, Indiana University Art Museum. La pittrice ritrasse anche i suoi due figli Caroline e Walter.
  11. George Augustus Frederick Principe del Galles (1762-1830), figura quasi intera, in uniforme, olio su tela, 60 x 40 cm, ubicazione attuale ignota. Il futuro Giorgio IV, divenne re nel 1820, dopo essere stato dal 1811 reggente di suo padre Giorgio III, che era in preda a un grave stato di follia. VIGÉE LE BRUN, 1835-37, p.179.
  12. Ibidem, p.149.
  13. Andò a Gillwell, da Mrs. Chinnery, a Windsor (ma poté visitare solo il parco), ad Hampton Court (dove trovò i cartoni di Raffaello), a Mat-Lock, al castello di Knowles (evidentemente Knole, a Sevenoaks, nel Kent, dove c’è tutt’oggi il suo ritratto della Duchessa del Dorset Arabella Diana, olio su tela, 75 x 62 cm), a Tumbridge-Wells, a Brighton, a Stowe, dalla Marchesa di Buckingham (dove ammirò molti van Dyck), al castello di Warwick e a Twickenham, dove andò a trovare la nipote di Vaudreuil. Alloggiò anche dalla Margravina di Anspach per tre settimane a Benham House vicino a Newbury, facendo il ritratto di lei e dei suoi figli.
  14. Di contro Joseph Farrington riporta un commento di Sir George Beaumont  del 1804 sullo stile "troppo finito" della Vigée Le Brun: that imitative kind of painting resembles waxwork (J. Greig, J. Farrington, Diary, 8 voll., Londra, 1922-28, II (1802-04), p.219).
  15. VIGÉE LE BRUN, 1835-37, p.147.
  16. Benjamin West (1738-1820), americano, fu a Roma con Winckelmann nel 1760 e dal 1764 fino alla morte risiedette a Londra. Il suo atelier era frequentatissimo e dal 1791 fu presidente della Royal Academy succedendo a Reynolds. Ibidem, p.183.
  17. Ibidem, p.147. Sir Joshua Reynolds (1723-1792) fu brevemente a Roma e passò tutta la vita a Londra dove dal 1768 fu presidente della Royal Academy. Ibidem, p.181.
  18. Riportata nel Documento n.9.
  19. Fig.17a. Madame Caroline Murat (1782-1839) con la figlia Letizia, olio su tela, Musée du Château de Versailles.
  20. Fig.17b. Van Dyck, Nobildonna genovese con la figlia, olio su tela, 218 x 146 cm, Cleveland Museum of Art. Cfr. scheda n.17 e capitolo VIII.
  21. VIGÉE LE BRUN, 1835-37, p.156.
  22. Ibidem, pp. 156-57.
  23. Madame la baronessa Anne Louise Germaine Necker de Staël-Holstein (1766-1817) come Corinna a Capo Miseno, olio su tela, 84 x 114 cm, Ginevra, Musée des Beaux-Arts.
  24. 1807, Il monte Bianco, pastello, Chambery, Musée des Beaux-Arts.
  25. Fra gli altri paesaggi descritti dalla pittrice nelle lettere alla contessa Vincent Potocka (la traduzione è mia, il testo originale è disponibile nel sito internet www.snl.ch/f/fuehr/expvirt/etinhelv/vigee), ma purtroppo non rintracciabili: Le cascate del Reno dalla base (forse a olio); Le rovine a Clarence all’alba (dalle rovine dello chalet di Jean-Jacques Rousseau); Un arcobaleno perfetto sopra Vevey (così ben illuminato che la torre dell’orologio e le case apparivano come in pieno giorno...); Il ghiacciaio des Bossons a Chamonix; Un picco di montagna con un torrente sul fianco; Macchia di alberi nella piana, pastello su carta; Catena di montagne con ghiacciai; L’intera valle di Chamonix.
  26. 1808, Festa nelle Alpi svizzere a Unspannen, olio su tela, 84 x 114 cm, Berna, Kunstmseum.
  27. Barone Jean Antoine Gros (1771-1835), a olio. La pittrice lo mette nella lista dei ritratti eseguiti nel 1776, quando il futuro pittore aveva solo cinque anni. Non si sa a quale delle due età del pittore fare riferimento. Del dipinto in questione non si hanno riproduzioni e non se ne conoscono le misure e nemmeno l’ubicazione.
  28. VIGÉE LE BRUN, 1835-37, p.163.
  29. Un olio su tela del periodo austriaco, oggi in una collezione privata francese. Il principe Henry Lubomirsky rappresentava Anfione, le due naiadi erano invece impersonate dalla duchessa de Guiche e da Julie Le Brun.
  30. Fig.23a. Maria Antonietta e i figli a Versailles, olio su tela del 1787, 275 x 215 cm, Musée National du Château de Versailles. Il ritratto era rimasto a Versailles anche durante la Rivoluzione, ma era appeso voltato. È probabile che la Vigée Le Brun abbia voluto esporlo al Salon del 1817 come omaggio alla rinata monarchia.
  31. Appena seppi che era ammalata, ero subito accorsa presso di lei; ma la malattia fu molto rapida, e non potrei esprimere quello che sentii quando persi ogni speranza di salvarla: quando andai a trovarla l’ultimo giorno, purtroppo i miei occhi si fissarono su quel viso grazioso completamente alterato e mi sentii male. Madame de Noisville, una vecchia amica che mi aveva accompagnata, riuscì a strapparmi da quel letto di dolore. Mi sorresse, poiché le mie gambe non mi reggevano più, e mi riportò a casa. Il giorno dopo non avevo più mia figlia! Madame de Verdun venne a darmi l’annuncio, sforzandosi inutilmente di calmare la mia disperazione; perché i torti di quella mia povera bambina erano tutti cancellati: la rivedevo, la rivedo ancora al tempo della sua infanzia… ahimè era così giovane! Non avrebbe dovuto sopravvivermi? VIGÉE LE BRUN, 1835-37, p.164.
  32. Ibidem, p.164.
  33. La Duchessa de Berry, olio su tela (non si sa quale delle due versioni esistenti in collezioni private a Parigi e a Firenze); La Duchessa de Guiche (collezione privata, Parigi); Conte Tolstoy (collezione privata, Parigi); Mme Davidoff, née de Grammont (non si sa se fosse la versione ovale già da Wildenstein, a Parigi o quella rettangolare oggi in una collezione privata, a Senlis); Generale Conte du Coetlosquet, busto; Mme Lafond.
  34. Nel 1827.
  35. BAILLIO, catalogo, 1982, p. 16.