SCHEDA N°17 (figg. 17a, 17b)
Madame Caroline Murat (1782-1839) con la figlia
Letizia, a figura intera
1807
Olio su tela
Musée du Château de Versailles
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Fig.17a |
Fig.17b |
PROVENIENZA : ordinato da Napoleone Bonaparte
BIBLIOGRAFIA : VIGEE LE
BRUN, 1835-37, pp.143, 156-7; GODDEN, 1997, p.263.
Madame
Campan m'invitò a pranzo un giorno a Saint-Germain dove aveva creato il suo
pensionato. Mi trovai a tavola con Madame Murat, sorella di Napoleone; ma
eravamo disposte in modo tale che io non potevo vedere se non il suo profilo,
dato che ella non voltò la testa dalla mia parte. Eppure, anche da questo solo
scorcio, la trovai graziosa. [...] Bonaparte [...] era seduto
sul primo divanetto; io mi misi sul secondo, da parte, ma a pochissima distanza
da lui, per poterlo osservare a mio piacimento. Benché fossi seduta
nell’oscurità, Madame Campan venne nell'intervallo a dirmi che egli mi aveva
individuata. [...] ...al mio ritorno
da Londra [Monsieur de Ségur] mi fece
capire che il mio viaggio in Inghilterra non era stato gradito dall'imperatore,
il quale gli aveva detto seccamente: «Madame Le Brun è andata a trovare i
suoi amici». C'è da credere che questo
rancore di Bonaparte contro di me non fosse poi molto forte, perché, pochissimi
giorni dopo che aveva parlato in quel modo, mi mandò Denon a ordinarmi da parte
sua il ritratto di sua sorella, Madame Murat. Non credetti fosse il caso di
rifiutare, sebbene quel ritratto mi fosse pagato solo milleottocento franchi,
cioè meno della metà di quanto prendessi allora per ritratti di uguale grandezza.
Un tal prezzo fu tanto più modico in quanto, per essere io contenta della
composizione del quadro, dipinsi vicino a Madame Murat la sua bambina più
piccola che era graziosissima, senza però aumentarne il prezzo.
Sarebbe impossibile
descrivere tutte le contrarietà e tutti i tormenti che dovetti sopportare
mentre facevo quel ritratto. Innanzitutto, alla prima seduta, vidi arrivare
Madame Murat con due cameriere che dovevano pettinarla mentre io l'avrei
dipinta. Ma poiché feci osservare che mi sarebbe stato impossibile cogliere i
suoi lineamenti in simili condizioni, ella accettò di mandar via le sue due
cameriere. Inoltre, il più delle volte non veniva agli appuntamenti che mi
fissava, così che, desiderando io terminare il quadro, mi fece trascorrere
quasi tutta l'estate a Parigi; spesso l'aspettavo inutilmente e ne fui
spazientita da non dire. L'intervallo tra le sue sedute era così lungo, che le
capitò di cambiare pettinatura. I primi giorni, per esempio, portava riccioli
che ricadevano sulle gote e li feci come li vidi; ma poco dopo, poiché quella
pettinatura era passata di moda, mi ritornò pettinata in modo completamente
diverso, cosicché fui costretta a grattare i capelli che avevo dipinto sul
viso, come pure dovetti cancellare le perle che formavano un bandeau, per
sostituirle con dei cammei. Lo stesso fu per i vestiti. Quello che avevo fatto
prima era alquanto scollato, come si portava allora, e guarnito di un largo
ricamo; ma quella moda cambiò e dovetti fare il vestito accollato e ricominciare
un ricamo perché il precedente era troppo lontano dalla scollatura. Insomma,
tutte le seccature che dovetti subire da parte di Madame Murat finirono col
rendermi di un tal cattivo umore, che un giorno, nel mio atelier, dissi a
Monsieur Denon, a voce abbastanza alta perché ella potesse sentire: «Ho dipinto
delle vere principesse che non mi hanno mai dato fastidio e non mi hanno mai
fatto aspettare». Il fatto è che Madame Murat ignorava completamente che la
puntualità è la cortesia dei re, come diceva così giustamente Luigi XIV, che, a
dir il vero, non era proprio un parvenu (VIGÉE
LE BRUN, 1835-37, pp.143, 156-7). C’è da credere che nel 1830-35, mentre
Madame Vigée Le Brun scriveva queste righe, il grande fastidio che ebbe nel
dipingere il ritratto di Madame Murat e la chiara antipatia verso di lei e
verso Napoleone, fossero vivi più che mai, visto che nel descrivere il quadro
va soggetta a numerose inesattezze. Dice : dipinsi
vicino a Madame Murat la sua bambina più piccola, ma la bambina che appare nel quadro non può
che essere la figlia maggiore di Caroline, Letizia, che era nata nel 1802 (25
Aprile 1802-12 Marzo 1859). Louise, l’altra bambina, aveva all’epoca uno o due
anni (22 Marzo 1805-1 Dicembre 1889) ed evidentemente non può essere quella
raffigurata accanto alla madre. Dovetti cancellare le perle che
formavano un bandeau, per sostituirle con dei cammei: i cammei in effetti ci sono, sul diadema e
sul seno, ma circondati da alcuni giri di perle. Per quanto riguarda gli abiti
afferma che quello che avevo fatto prima era alquanto
scollato [...] e guarnito di un largo ricamo; ma quella moda cambiò e
dovetti fare il vestito accollato e ricominciare un ricamo perché il precedente
era troppo lontano dalla scollatura, ma
l’abito a vita alta, stile impero, che Madame Murat indossa nel quadro
difficilmente potrebbe essere definito “accollato”. Inoltre, la pittrice si
lamenta per l’esiguità del compenso per il quadro. Lei afferma di aver avuto
1.800 franchi, ma in realtà, fra le sue carte è segnata la somma di 4000
franchi (GOODDEN, 1997, p.263). Anche questo era un prezzo relativamente basso
per un quadro di questo genere (due figure intere con sfondo naturalistico), ma
evidentemente l’astio nei confronti di Napoleone e della nuova nobiltà che
aveva trovato a Parigi al suo ritorno dall’esilio la spingono a minimizzare
tutto quello che con ciò aveva a che fare. Come spesso accade nelle sue memorie,
Madame Vigée Le Brun eccede un po’ nel drammatizzare le situazioni e, per
quanto sia probabile che la sua modella fosse frivola e poco puntuale, la
componente emotiva travalica l’esattezza della descrizione. Caroline
Bonaparte sposò nel 1800 Joachim Murat (1767-1815), un brillante ufficiale di
cavalleria che aveva seguito Napoleone in molte campagne e che, nel 1808,
successe a Giuseppe Bonaparte sul trono di Napoli. Mme Murat e la figlia
Letizia (Fig.17a) sono viste a figura intera una accanto all’altra sotto uno
scuro portico che nello sfondo, a destra si apre in un grande giardino. La
bambina ha un leggero abito bianco a vita alta, con maniche corte a sbuffo e
con la mano destra indica la madre, guardandola. La madre è di tre quarti, ma
il volto è girato frontalmente verso lo spettatore. L’abito è molto ricco, di
broccato bianco ricamato a fiori e foglie a fili d’oro, la vita è molto alta e
sottolineata da un triplo giro di perle che termina in un cammeo sul seno. Dal
giro di perle si diparte un ampio mantello di velluto bordeaux che scende fin
sul pavimento. Le corte maniche a sbuffo terminano in alto con un pizzo rigido.
Al collo altri due giri di perle, altre perle per gli orecchini e per il
diadema, con al centro un altro cammeo. La donna guarda lo spettatore e
appoggia la mano destra sulla spalla della figlia, unico contatto che ha con la
bambina. La
parte sinistra del quadro è in forte ombra e lo sfondo così scuro mette in
risalto la figuretta chiara della bambina e l’abito cangiante della madre. In
basso a sinistra, un’ombra diagonale sul pavimento ripete la diagonale formata
dal bordo inferiore dell’abito di Madame Murat e dello trascico del mantello. Dietro alla donna
una mezza colonna riprende la verticale formata dal braccio a dalla gamba
sinistri della donna e quasi si fonde con la parte in ombra dell’abito,
dividendo le due figure dallo spazio esterno che rimane sullo sfondo. A destra
lo scorcio di un arco ci immette in un giardino all’italiana. Il quadro mostra
una nobildonna regale, orgogliosa, conscia della sua superiorità. Mme Vigée Le
Brun la dipinge in modo elegante e sontuoso, ma l’effetto finale dà un certo senso
di vuoto, di distacco. E non è un distacco dovuto alla nobiltà del soggetto (la
pittrice aveva rapporti sereni ed amichevoli con i più importanti sovrani
d’Europa), ma alla distanza che la pittrice sentiva nei confronti della società
parigina del periodo napoleonico. La figura grande e maestosa di Madame Murat
risalta sullo sfondo scuro, ma è verso l’oscurità che la sua posizione la
proietta. E l’ombra ai suoi piedi mantiene una certa distanza dagli spettatori,
primo dei quali è stata la pittrice stessa, che era ben lontana dalla futura
regina di Napoli e ancora legata a quella passata che aveva ritratto quindici
anni prima insieme ad altri componenti della sua famiglia (1790-91 durante i
vari soggiorni a Napoli e a Roma). La composizione e i rapporti fra le due sono
molto vicini a un ritratto di van Dyck : Nobildonna
genovese con la figlia (Fig.17b, olio
su tela, 218 x 146 cm, Cleveland Museum of Art), che nel 1780 era a Genova e
nel 1829 a Firenze, ma non è chiaro dove esso fosse tra il 1789 e il 1792, anni
in cui la pittrice soggiornò nella città Toscana. La derivazione della
composizione della Madame Murat è comunque molto evidente ed Elisabeth
deve avervi ricorso per risolvere velocemente e senza troppi problemi la
realizzazione un dipinto che non era contenta di fare. La soluzione di Van Dyck
mette in risalto la donna presente nel quadro, maestosa e distaccata, facendo
però in modo che la bambina, relegata nella parte inferiore del quadro, non
risultasse eclissata: la mano destra della madre indica la figlia ed essa ha
uno spazio tutto suo davanti alla parete chiara di sinistra. Lo stesso accade
nel quadro della Vigée Le Brun, che vi ha aggiunto gli usuali particolari à la mode.