1797
Olio su
tela, 127 x 96 cm
Ubicazione e provenienza
sconosciute
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Fig.18a |
Fig.18b |
Fig.18c |
INEDITO (foto
dalla Witt Library di Londra).
BIBLIOGRAFIA: VIGÉE LE
BRUN, 1835-37; NIKOLENKO, 1967.
La
datazione dell’opera e l’identificazione della modella con la principessa
Poniatowska derivano da una nota apposta a una riproduzione fotografica della
Witt Library di Londra, che purtroppo riporta spesso date e nomi errati. La
nipotina di Stanislaw Auguste Poniatowski era stata in effetti ritratta dalla
Vigée Le Brun. In realtà si trattava della pronipote, in quanto, nelle sue
memorie la pittrice specifica che era stata la nipote del re, Madame Menicheck,
a chiederle un ritratto della
figlioletta e dice di averla ritratta mentre giocava con il suo cagnolino (dice
anche che successivamente la bambina sarebbe diventata principessa sposando un
Radziwill). Il dipinto in questione (olio su tela, 48,5 x 44,2 cm) è oggi alla
National Gallery di Ljubljana e non ha nulla in comune con quello qui trattato
se non la data. Lada Nikolenko (1967), nel suo articolo sui ritratti di
personaggi russi eseguiti dalla Vigée le Brun tra il 1795 e il 1801, ne cita
alcuni di cui non si hanno né riproduzioni né descrizioni. Fra questi ci sono i
ritratti della principessa Ecaterina Michailovna Potemkine, poi contessa
Ribeaupierre (1788-1829), quello della contessa Anna Ivanovna Orlov, nata
Soltykov (1777-1842) e quello della principessa Ecaterina Ossipova Tufiakin,
nata Khorvat (1777-1802). Non abbiamo però alcun indizio per scoprire con
certezza chi sia questa stravagante giovane donna che ci guarda comodamente
adagiata su un sofà con un grande cuscino (Fig.18a). Anche lei, come la piccola
Menicheck, ha con sé un cagnolino che spunta al fianco della padrona. L’interno
dove si trova la modella è teatrale, con un largo tendaggio mosso e un po’
scostato, il largo cuscino bordato di passamaneria e un piccolo tavolo sulla
destra. Non vi è alcun particolare architettonico che ci faccia capire se la
donna è in una casa o in una tenda. La fotografia è molto rovinata: sul bordo
destro del quadro, al centro, si vede una strana figura, una specie di
mascherone, che potrebbe essere una decorazione a stucco di una parete. Anche
il costume che indossa la donna è a dir poco originale: la gonna è di una
stoffa decorata a larghi fiorami (ricorda la descrizione che la pittrice fa
nelle sue memorie di una pezza di mussola indiana regalatole dalla du Barry nel
1789 e che portò con sé durante il lungo esilio) e stretta in vita, la camicia
bianca è molto larga e sembra coprire un seno molto abbondante. Il soprabito è
di velluto bordato di pelliccia (forse ermellino) e ha delle spalline da
militare, di metallo con nappe. Anche l’acconciatura della donna è piuttosto
bizzarra: i capelli neri, abbastanza lunghi, ricadono con semplicità lungo le
spalle, ma sulla testa torreggia un turbante ovoidale, la cui parte finale
ricade lungo la schiena della modella e adornato, sulla sommità, da due piume.
La posa rilassata della donna, con le mani in grembo e lo sguardo tranquillo
posato sullo spettatore e il costume all’orientale, fanno pensare alla Lady Shirley di van Dyck (Fig.18c, olio
su tela, 197,5 x 138,7 cm, Petworth House, Sussex, National Trust), che è
rivolta però col corpo verso sinistra invece che a destra come la nostra
eccentrica sconosciuta (cfr. Fig.18b). Anche in questo caso, se, come pare
dallo stile, il dipinto risale agli anni del soggiorno russo (1795-1801) la
pittrice potrebbe aver visto l’opera di van Dyck solo in una incisione o in una
copia. Se invece si trattasse di un dipinto successivo al 1803, la Vigée Le
Brun avrebbe potuto visionare Lady
Shirley in situ. Un’altra
possibilità è che fossero stati fatti degli studi preparatorio del ritratto in
Russia e che la pittrice abbia portato a termine il quadro a Parigi, magari
dopo il suo ritorno dal successivo viaggio in Inghilterra.