SCHEDA N°19 (figg. 19a, 19b, 19c, 19d, 19e, 19f)

 

Mademoiselle Hyacinthe Gabrielle Roland, contessa di Mornington, poi Marchesa Wellesley, in piedi, fino al ginocchio

1791

 

olio su tela, 99 x 75 cm

firmato e datato: L. Vigée le Brun/Roma 1791

San Francisco, Fine Arts Museums, The Mildred Anna Williams Collection

 

 


 


 


Fig.19a

Fig.19b

Fig.19c

 


 


 


Fig.19d

Fig.19e

Fig.19f

 

 

PROVENIENZA: fino agli anni ‘30 famiglia Hatherton; Lord Sanderson of Ayot; 26 Giugno 1964, Londra, Christie’s, lot. n.74; 1965, Londra, Duits; 1967, New York, Schaeffer galleries; M.Wildenstein; 22 marzo 1991, New York, Christie’s.

BIBLIOGRAFIA : VIGÉE LE BRUN, 1835-37; NIKOLENKO, 1967, p.111; BAILLIO, 1988, p.102; JAFFÉ, 1989, fig.1364, p.368.

 

Hyacinthe Gabrielle Roland, figlia di Pierre Roland e Hyacinthe Gabrielle Daris di Parigi, sposò nel novembre 1794 nella chiesa di St. George, Hannover Square, Richard Colley Wellesley, secondo Earl di Mornington, dal 1799 primo marchese Wellesley. Il marito era il fratello maggiore del Duca di Wellington. Durante la sua lunga carriera fu governatore generale d’India, segretario degli esteri e Lord luogotenente d’Irlanda. Mlle Roland (come è chiamata nei Souvenirs di Vigée Le Brun) viveva già da nove anni con Lord Mornington e gli aveva dato molti figli prima del loro matrimonio (in tutto ne ebbero quattro). Questo quadro (Fig.19a) fu dipinto nel 1791 mentre la Vigée Le Brun era a Roma dove risiedeva all’Académie de France e frequentava i circoli aristocratici antirivoluzionari. Baillio fu il primo a notare che l’opera mostra chiaramente l’influenza dell’arte di Rubens nel lavoro di Vigée Le Brun e specifica che la fonte per la posa e la composizione del quadro è il ritratto di Helene Fourment in pelliccia (Het Pelsken) del Kunsthistorisches Museum di Vienna (Fig.19c, BAILLIO, 1988, p.102). In entrambe le composizioni la modella è a mezza figura, col corpo di profilo e il viso quasi frontale. Entrambe le donne hanno il braccio destro piegato e appoggiato sotto il seno, Helene Fourment afferra un lembo della pelliccia che le fa da mantello, mentre Mlle Roland sostiene la lunga cascata di capelli castani. La giovane donna qui ritratta indossa un abito bordeaux e uno scialle nero. La curva del fianco e dello scialle e i toni scuri dell’abbigliamento sono l’esatto parallelo della curva della pelliccia con cui Helene Fourment nasconde la coscia destra e il pube. Entrambe le donne hanno i capelli sciolti scomposti, appena trattenuti sul capo da una leggera fascia bianca. L’esuberante nudità dell’opera rubensiana è mitigata nel dipinto della Vigée Le Brun, che però concede alla sua modella di mostrare una candida spalla e un generoso décolleté malcelato dai capelli trattenuti con la mano dalla donna. Il dipinto di Rubens era di proprietà di Helene Fourment e si sa che dal 1830 (JAFFÉ, 1989, p.368) era a Vienna (Baillio dice erroneamente che il quadro era là già dal 1730). Altre notizie sull’ubicazione del dipinto nel Settecento non esistono. Secondo Baillio (1988, p.102) è possibile che in Italia ne esistesse una copia, ma è più semplice pensare che la Vigée Le Brun conoscesse la composizione dalle stampe eseguite da F. van Stampart e A. J Prenner. Lo studioso americano è molto preciso nell'analisi del rapporto fra queste due opere e pur concordando con la sua teoria, a mio parere esiste anche un'altra opera di Rubens che potrebbe essere messa in rapporto con il ritratto della Vigée Le Brun: Orfeo ed Euridice lasciano gli inferi (Fig.19b, olio su tela,194 x 245 cm, Madrid, Prado). La posa di Euridice è ancora più congruente a quella della Roland di quella di Helene Fourment, sebbene sia speculare: in entrambi i casi la mano che non copre il seno non è visibile, mentre lo sguardo delle due donne non è rivolto verso lo spettatore, come invece capita nel caso del ritratto della moglie di Rubens. La stessa posa fu utilizzata dalla Vigée Le Brun sette anni dopo in Russia per un ritratto di donna, olio su tela, oggi al Museum of Fine Arts di Boston (Fig.19d), identificata un tempo con la figlia della pittrice e con la principessa Worontzoff in una immagine della Witt Library di Londra. Nel quadro di Boston la donna è molto più castigata, con uno scialle che le avvolge le spalle, e porta un cappello di paglia con una piuma. Quasi identico a questo è il ritratto della Granduchessa Anna Fedorovna (Fig.19e, NIKOLENKO, 1967, p.111, già all’Herzoglisches Schlößmuseum, Gotha, Germania; secondo Baillio distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ne esiste una copia di Borovikovsky). Nel 1798 la pittrice utilizza nuovamente questa soluzione (anche se specularmente), con un effetto più spettacolare per la dominanza del colore rosso, per il ritratto della Contessa Varvara Nikolaevna Golovine (Fig.19f, olio su tela ottagonale, 83 x 66,3 cm, The Barber Institute of Fine Arts, University of Birmingham, UK).