Autoritratto col cappello di paglia e tavolozza
1781
Olio su tavola, 92 x 73,5 cm
firmato e datato
Svizzera, collezione privata
Fig.2a | Fig.2b | Fig.2c |
REPLICHE E COPIE:
1. 1782, Autoritratto con cappello di paglia e
tavolozza, olio su tela, 98 x 70,5 cm, Londra, National Gallery, replica
autografa, a Londra dal 1897;
2. Autoritratto con cappello di paglia e tavolozza,
olio su tavola, 57 x 40 cm, USA, collezione privata;
3. Copia (priva della tavolozza), olio su tela,
111 x 86 cm, firmata, Cracovia, collezione Potocka;
4. Copia a pastello, 117 x 89 cm, priva della tavolozza,
ritenuta autografa dalla casa d'aste Castellana perché firmata,
già nella collezione Péan St.Gilles, venduta da Castellana
il 20 aprile 1999, lot.65;
5. Copia anonima a mezzo busto, olio su tela, 81,3
x 64,8 cm, venduta da Christie’s South Kensington il 12 novembre 1998,
lot.61;
6. Copia anonima a mezzo busto, olio su tavola
ovale, 55,3 x 43,8 cm, venduta da Christie’s South Kensington il 17 aprile
1997, lot.285.
INCISIONI: Incisione coeva di Muller (Fig.2b).
Di quest’opera (Fig.2a) abbiamo la diretta e specifica
descrizione dell’artista, che dice chiaramente di averla derivata dal famoso
Chapeau de paille di Rubens (Fig.2b, un ritratto della cognata dell’artista,
Suzanne Fourment, olio su tavola, 79 x 54 cm, ora alla National Gallery
di Londra), visto nel 1781 nella collezione di Jean Michel Joseph van Havre,
ad Anversa, durante un viaggio nelle Fiandre compiuto insieme al marito
per assistere all’asta della collezione del principe de Ligne. La Vigée
Le Brun scrive nei suoi Souvenirs: Tornammo nelle Fiandre per rivedere
i capolavori di Rubens: erano allora assai meglio esposti di quanto poi
lo siano stati al museo di Parigi; in quelle chiese fiamminghe tutto suscitava
un mirabile effetto. Altri capolavori dello stesso maestro ornavano gallerie
di amateurs: ad Anversa trovai presso uno di questi il famoso Cappello
di paglia che di recente è stato venduto a un inglese per una cospicua
somma. Questo quadro stupendo rappresenta una delle mogli di Rubens; il
suo grande effetto sta nei due diversi tipi di illuminazione prodotti dalla
luce del giorno e da quella del sole; quindi i toni chiari sono al sole,
e i toni, che in mancanza di altra parola devo chiamare ombre, sono prodotti
dalla luce del giorno. Forse solo un pittore può apprezzare tutta
la potenza di esecuzione dispiegata qui da Rubens. Questo quadro mi mandò
in visibilio e m'ispirò a tal punto che feci il mio autoritratto
a Bruxelles ricercando lo stesso effetto. Mi ritrassi con un cappello di
paglia, con una piuma e una ghirlanda di fiori, e con una tavolozza in
mano. Quando il ritratto fu esposto al Salone, oso dire che aumentò
molto la mia fama. Il celebre Muller l'ha inciso; ma lei deve intuire che
le ombre nere dell'incisione tolgono tutto l'effetto di un quadro del genere.
(VIGÉE LE BRUN, 1835-37, p.48). La pittrice è molto attenta
alla tecnica con cui il maestro fiammingo ha realizzato l’opera e, oltre
a ripetere nel suo autoritratto il taglio, il tipo di illuminazione e di
pennellata, ha voluto usare anche lo stesso tipo di supporto del suo ispiratore.
Questa prima versione, infatti, è eseguita su tavola, supporto che
da questo momento sarà usato dall'artista con maggior frequenza.
All’esposizione del Salon del 1783 il dipinto fu ammirato con stupore ma,
data la lontananza e la difficile accessibilità dell’opera di Rubens,
nessuno dei molti critici fu in grado di cogliere il rapporto con il quadro
del grande fiammingo. Un osservatore disse che : Le meilleur de ses portraits
est le sien. On peut reprendre esquelque chose dans le ciel et les draperis,
mais le chapeau est d'une grande verité, rien n'est plus beau, la
lumiere rend la paille transparente et il y a des effets que les plus grands
maitres se feroient gloire d'avoir trouvée (Journal Encyclopedique,
1783).
La versione originale, firmata e datata,
è leggermente più piccola (92 x 73,5 cm) della più
accessibile copia autografa su tela della National Gallery di Londra (98
x 70,5 cm). Il suo primo proprietario, dopo le due esposizioni del 1782
al Salon de la Correspondance e del 1783 al Salon de l'Académie
Royale, fu il Conte di Vaudreuil, committente e intimo amico della pittrice.
Successivamente il quadro passò alla collezione Rotschild di Parigi
e quindi alla collezione privata svizzera dove si trova attualmente. Dell’opera
esiste un'altra versione su tavola più piccola (57 x 40 cm), forse
un primo studio preparatorio, attualmente conservata in una collezione
privata negli Stati Uniti. Nella collezione Potocka di Cracovia c’è
una copia in cui manca la tavolozza: è un olio su tela più
grande di tutte le altre versioni (110 x 85 cm) ed è firmato. Secondo
la Douwes Dekker (1983, p.32), che concorda con Helm (1915), l’opera è
autografa, ma personalmente la ritengo una copia di un altro autore
per la bassa qualità del dipinto. Baillio, voce più autorevole,
purtroppo non si è ancora pronunciato su questa versione del quadro.
Una copia a pastello dell’autoritratto si trovava nella collezione Péan
St.Gilles, ma la sua ubicazione è attualmente sconosciuta e non
se ne conoscono riproduzioni. Come già la pittrice ricorda nelle
sue memorie, Muller ne fece un’incisione poco dopo la realizzazione del
quadro.