SCHEDA
N°21 (figg. 21a, 21b, 21c, 21d)
Madame Catherine Noele Worlee Grand, poi principessa
De Talleyrand-Perigord (1762-1835)
1783
Olio su
tela ovale, 92 x 72,5 cm
Firmato e
datato a sinistra sullo schienale della poltrona: L. E. Le Brun 1783
New York, Metropolitan Museum of Art
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Fig.21b |
Fig.21c |
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Fig.21a |
Fig.21d |
PROVENIENZA: Parigi, collezione Jacques Doucet; 6 giugno 1912, Parigi,
vendita Doucet, Galerie Georges Petit, lot 190; New York, Knoedler; 1914-1934, Parigi,
Mrs. William Bateman Leeds, poi Principessa Christophe de Grece e famiglia; 1935,
New York, Knoedler; 1935-1940, New York, Mr. and Mrs. E. Harkness.
BIBLIOGRAFIA: SALON, 1783; VIGÉE LE BRUN, 1835-37, pp.249-50;
NOLHAC, 1908, pp. 30, 151; HELM, 1915, p. 222; HAUTECŒUR, 1917, pp. 32, 40;
BLUM, 1919, p. 157; I. BISCHOFF, 1967; ROSEMBERG, 1974; BAILLIO, 1982 (catalogo),
pp.48-49.
ESPOSIZIONI: 1783, Parigi, Salon
de l'Académie Royale, n.117; 1939, New York, World's Fair, n.127; 15
novembre 1974- 3 febbraio 1975, Parigi, Grand Palais, De David a Delacroix, n.196 (poi al Detroit Institute of Arts e a
New York, The Metropolitan Museum of Art, come French Painting 1774-1830); 1982, Kimbell Museum, Forth Worth,Elisabeth Vigée Le Brun 1755-1842, n.12.
REPLICHE E COPIE:
1.
Ritratto autografo del
1776 (ma forse nella sua lista la pittrice ha messo una data errata);
2. Replica
autografa del 1783, olio su tela ovale;
3. Replica
considerata autografa, successiva al 1783, che mostra Madame Grand con
un’acconciatura diversa e un abito stile impero, già nella collezione Vernhette,
poi Wildenstein & co.;
4. Copia
anonima nella collezione di M. e Mme Gaston Palewski, Château du Marais;
5. Copia
anonima al castello di Valencay;
6. Copia
anonima al Berry College, Rome, Georgia.
Catherine Noele Worlee (1762-1835), nota successivamente come
Principessa De Talleyrand-Perigord, era nata nel possedimento olandese di
Traquebar in India. Visse a Pondichery e nel 1777 a 15 anni si trasferì con la
famiglia a Chandernagore dove conobbe
George Francis Grand, uno svizzero ugonotto, che sposò l’anno successivo. Dopo
numerose avventure sentimentali a Calcutta e a Londra si stabilì a Parigi, dove
la Vigée Le Brun la ritrasse due o tre volte sempre nella stessa posa. Nel 1783
Madame Grand viveva in rue du Sentier, vicino alla casa della pittrice, ed era
ormai una famosa cortigiana. A quel tempo era l’amante del banchiere Valdec de
Lessart.
Il ritratto di Madame Grand (Fig.21a), la belle indolente, è noto
anche come La lezione di Musica. Nel
dipinto la Vigèe Le Brun seppe rendere con maestria l’aspetto ingenuo e
infantile della bella donna, che era solita parlare delle sue origini
sussurrando con occhi maliziosi je suis
d'Inde (sono indiana), frase che suonava allo stesso modo di je suis dinde (sono una tacchina). Lo
sguardo sognante dato a Madame Grand era un tipico sotterfugio della Vigée Le
Brun, quando doveva ritrarre donne poco attraenti o con poco carattere. La
pittrice riporta un aneddoto sullo scarso acume (vero o artefatto) della sua
modella: Ecco una storiella molto
divertente a proposito di [Mme Grand].
M. de Talleyrand, che stava dando una cena in onore di M. [Vivant] Denon, che aveva appena accompagnato
Bonaparte in Egitto, chiese a sua moglie di leggere alcune pagine della storia
del famoso viaggiatore al quale voleva che ella dicesse una parola gentile, e
aggiunse che avrebbe trovato il volume sul suo scrittoio. Mme Talleyrand
obbedì, ma prese il libro sbagliato e lesse un lungo stralcio delle avventure di Robinson Crusoe. A tavola con un’espressione
graziosissima disse a Denon: "Ah! monsieur, con quanto piacere ho letto or
ora del suo viaggio! È veramente molto interessante, soprattutto nella parte in
cui incontra il povero Venerdì!" Dio solo sa come reagì a tali parole M.
Denon, e soprattutto M. de Talleyrand. Questo piccolo aneddoto viaggiò per
tutta Europa. Forse non è affatto vero. Ma è incontestabile che Mme de
Talleyrand era ben poco intelligente, tanto quanto suo marito lo era abbastanza
per due (VIGÉE LE BRUN 1835-37, pp.249-250).
Al Salon del 1783 il ritratto
fu molto apprezzato per l’eccezionale somiglianza raggiunta, ma certi critici
lo considerarono troppo manierato. La fresca carnagione, i capelli dorati, lo
sguardo languido, le note sullo spartito che Madame Grand tiene fra le mani,
l’abito di seta, i fiocchi blu, i merletti, la mussolina trasparente, tutto è
dipinto con finezza e grande attenzione per i dettagli in un'armonia di sobri
azzurri e grigi. Siamo di fronte a una nuova e laicissima santa Cecilia, con
un’esuberante massa di capelli d’oro al posto dell’aureola e un rapimento che
dà adito a pensieri decisamente poco casti. Ma la posa rimanda proprio a
modelli religiosi barocchi, secondo Baillio per lo più italiani (Reni,
Domenichino, Carlo Dolci), ma meglio ancora, a mio giudizio, fiamminghi. La Santa Cecilia di Rubens (Fig.21d, olio
su tavola, 177 x 139 cm, Berlin-Dahlem, Staatliche Museen, Gemaldegalerie), che
a metà del Settecento era a Parigi e di cui esistono molte incisioni, è
altrettanto esuberante, con il florido seno
e il profondo décolleté. Lo stesso si può dire per la figura di destra
della Maddalena penitente e Marta di
Rubens (Fig.21c, olio su tela, 205 x 157 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum),
incisa da Vosterman e fino al1786 in Olanda e per la santa Domitilla de I santi Domitilla, Nereo e Achilleo (Fig.21b,
olio su lavagna, 425 x 280 cm, Roma, chiesa di Santa Maria in Vallicella). Si potrebbe
anche fare riferimento alle desolate fanciulle di Greuze, ma l’influenza di
questo pittore sulla Vigée Le Brun è stata spesso sopravvalutata e presente soprattutto
durante i primi anni della formazione.